mercoledì

Anch’io i miei buoni pregiudizi

Anch’io i miei buoni pregiudizi.

Donna al volante di un'auto da 50 mila euro: arroganza!
Donna al volante di un'auto da 50 mila euro e che non mi dà la precedenza: come volevasi dimostrare!

martedì

Cosa ne farà di quel foglietto?

Passavo di lì, in macchina.

Erano entrambi vicini al bordo di quella strada di periferia, all’inizio dei campi che terminano, là in fondo, ai piedi dei monti.
Lui, con in mano un radiocomando, era intento a pilotare il suo elicotterino a motore. Un vero amante del modellismo.
Lei stava accanto.
Silenziosa, gli teneva compagnia.
Distrattamente, gli teneva compagnia.
Non aveva, comunque, l’aria di chi è infastidito nel fare qualcosa contro voglia. Credo che godesse di quel momento di rilassatezza di coppia.
Parlare: sono sicuro che le mancasse tanto, che ne avvertisse persino l’esigenza.

Guidavo “a naso”.
In base alle indicazioni che avevo ricevuto per telefono, credo che stessi seguendo la giusta direzione. Non c’erano tuttavia molti punti di riferimento. Solo aperta campagna ai lati.

Decido di accostare e chiedere conferma del percorso.

Lui mi guarda velocemente. E’ occupato a manovrare, non può.
Lei gli dice qualcosa e si avvicina.

E’ bellissima.
Avanza verso me, sulle zeppe. Il terreno sui cui incede non è il più adatto, ma la goffaggine dei movimenti non le appartiene. Ha la pelle ambrata di un’abbronzatura “senza sbavature”. Due grossi occhiali scuri nascondono gli occhi. Un fermaglio in alto sulla testa, invece, fa luce sui lineamenti del viso. La zona del collo, sotto il lobo, è in vista. Piccoli particolari delle guance, tirate da uno smagliante sorriso, mi rapiscono.

Ciao, scusa se disturbo, devo raggiungere la casa di un amico. Se ho capito bene le sue indicazioni dovrei essere vicino. Qui le strade sembrano tutte uguali. Sei di qui? Conosci la zona?

Mi dà le informazioni stradali che mi servono.
Non è del posto, ma lo conosce abbastanza bene. Mi racconta che ci viene spesso, con il fidanzato, la domenica. E’ una zona tranquilla e poco trafficata, ideale per praticare aereo-modellismo.
Do seguito alla chiacchierata di circostanza.
Mi sento incantato da quella bellezza e da quella vivacità. Lei parla e io penso quanto sia bella, di una bellezza “semplice” che potrei contemplare, senza stancarmi, per una vita intera e forse anche più.

- Ok, allora ti ringrazio… ehmm?
Sorride
- Elisa
- Ti ringrazio Elisa!

Prendo la penna che tengo nel portaoggetti della macchina, un foglietto di carta nel cruscotto e le scrivo il mio numero di cellulare. Glielo passo. Chiudo i finestrini e riparto.

Ecco è adesso che mi chiedo cosa ne farà di quel foglietto? Lo butterà o lo terrà per sé? Racconterà subito tutto al suo ragazzo? Sì, con tutta probabilmente andrà così. Si amano, ne sono convinto!

Mi sento stupido.
Non finisco di scrivere neanche il prefisso del mio numero. Poso la penna e poso il foglietto di carta.
Le sorrido innocuamente.

- Scusa ancora il disturbo Elisa. Buona domenica. A presto.

Io, che cerco ancora di capire chi sia Lei

Ci sono quelli che si conoscono a 16 anni e si dicono “ti amo”. Li incontri dopo 10 anni e stanno ancora insieme. Dopo 15 si sposano. E poi una vita insieme.

Bello.
Romantico.

Io, che cerco ancora di capire chi sia Lei, quella che sto cercando, al loro posto passerei tutta vita a dubitare del culo di aver trovato al primo tentativo la persona giusta per me.

domenica

Ho visto i labiali recitare un “sì”

Lui, il ragazzo ideale per ogni ragazza. Quello con gli occhi azzurri.
Come se quella fisicità statuaria non bastasse. Come se una natura ingenerosa, per crearlo, avesse preso un giorno intero tutto per lui, trascurando cento altri.
Pochi anni per diventare responsabile distrettuale di un’importante società. Dicono sia bravo nel suo lavoro.
E Lei, una ragazza di carattere. Una capace di fare dell’adone più ambito, il proprio uomo. E Non si può dire che non mancasse la concorrenza.
Una laurea in giurisprudenza e una spiccata determinazione per attestarsi come affermato avvocato in città.

Li ho visti sposarsi.

Ho visto fiori bianchi, pagetti e damigelle di sartoria.
Ho visto anelli, e chicchi di riso.
Ho visto cravatte, tacchi a spillo e auto con interni in pelle.
Ho visto videocamere, fotografi, flash. Ho visto sorrisi.

Ho visto sfarzo.

Ho visto la gioia che si scioglie in lacrime,
ho visto la tensione che si condensa in sudore.

Ho visto donne incinte accarezzarsi il ventre,
ho visto padri baciare le figlie.

Ho visto i labiali recitare un “sì”.

Ho visto coppie stringersi la mano rivivendo un sì,
ho visto coppie maledirsi in silenzio rivivendo un sì.

Ho visto il dito indice su uno spazio vuoto.
Ho visto il nome che lo ha riempito.

Ho visto il bacio di un inizio,
ho visto la marcia di un finale.

Ho visto una cabriolet nera farsi strada tra uno stuolo di applausi.
Ho visto sincera felicità e ho visto invidia che è sincera anch’essa, quanto sincera lo è stata la mia.

Poi sono ritornato a casa e ho levato le scarpe lucide.
Ho chiamato Giulio e ho chiamato Adriana.
Siamo andati a farci un aperitivo.
Era il caso.