martedì

Qualcosa di molto odiato dalle donne

Poche attività mi rilassano come lavare la macchina.
Dovrebbe essere proclamata ufficialmente "disciplina zen"!

Credo tra l'altro sia qualcosa di molto odiato dalle donne.
Lo penso perché quelle volte che mi è capitato di confessare questa... "passione" sui generis... vedo nei volti femminili quella espressione di incredulità che immagino si possa cogliere sul mio volto quando sento qualcuna dire "io amo stirare".
Stirare va decisamente oltre ogni mia logica razionale, ma questo è un altro discorso.

Approfittando di uno scampolo di sole sono andato a lavare la macchina oggi.
La porto in uno di questi autolavaggi self-service a gettoni. 50 cent per pochi minuti di schiuma, 50 cent di acqua, 50 cent di aspirapolvere, 50 per tutto. Tutto è temporizzato e monetizzato in pezzi da 50 cent. Non è come il ciclo alle spazzole automatiche. Lì si va di olio di gomito.  Ci si insudicia le mani. C'è contatto con il proprio metallo, a volerla vedere romantica.

Ci sono svariate piazzole di lavaggio una affianco l'altra.
E vedi tutti questi uomini lavare maniacalmente la loro macchina.
I soggetti più gravi sono quelli che  stanno lì con panno alla mano e lo spruzzino di cera nell'altra. Vanno in controluce per trovare le minime imperfezione sulla carrozzeria. Di tutti quei moscerini posterizzati sul davanti non ne rimarrà uno.

Questi autolavaggi, ho scoperto, sono come le palestre. Ti aspetteresti di trovarci grassoni e obesi e invece no, tutto il contrario, ci trovi chi di palestra non avrebbe davvero bisogno.
La maggior parte delle macchine al lavaggio entrano per lo più già pulite.
Quindi la conclusione è che gli autolavaggi non servono alle auto ma ai proprietari delle auto.

Prendi oggi no? Ma che ci facevano tutti questi uomini lì soli alle 2 di pomeriggio del lunedì di pasquetta?
Qualcuno sarà fuggito da un pranzo di parenti serpenti. Qualche altro una famiglia non ce l'ha, può contare solo su una fuori seria sportiva.
E gli altri chissà.

Io?
Boh. Avrei sicuramente preferito essere a pranzo nella mia famiglia.
Sono andato lì perché mi piace stare in tuta dopo una settimana di ufficio ingessato.
Sono andato lì perché vicino c'è un campo e tanto verde.
Sono andato lì perché penso che una macchina con i cerchi in lega sporchi stoni come un uomo con un bel vestito di Tweed e le scarpe ricoperte di fanghiglia.
Sono andato lì perché l'abitacolo mi piace sia accogliente come un salotto.

Il sedile posteriore è immacolato, notavo oggi.
Sorridevo pensando a come io e mio fratello avevamo ridotto il sedile della vecchia fiat uno di papà.

Queste e svariate elucubrazioni mentali sono state ad un tratto interrotte dai clienti più bizzarri che abbia mai incontrato all'autolavaggio.
Una coppia di indiani. Un lui e una lei.
Appena arrivati hanno spento il motore, alzato il volume della radio al massimo ed è partita una robaccia indiana.
Mi sembrava di stare a Bollywood.
Per un attimo ho temuto un'invasione di 200 comparse sbucate dal nulla, in abiti sgargianti, per ballare all'unisono.
Ma poi quale sarà mai il motivo per cui agli indiani sembra così normale che nel bel mezzo di un film, come fosse un'invasione di locuste, la scena venga invasa da un esercito di ossessi danzanti?!