domenica

"Potresti conoscere"

Ebbene sì, capita anche a me!
Mi lascio andare, di tanto in tanto, ad un’overdose di fotografie su Facebook.
Apro un album di un amico, poi seguo un tag, poi un altro, e poco dopo non so più su chi sono finito.
Guardo le foto degli sconosciuti. Non so cosa mi dia gusto in questo, ma me ne dà, devo ammettere che me ne dà.
Mi piace osservare i luoghi, le espressioni nei visi, le personalità. I caratteri dei soggetti… sono così evidenti. Piccoli particolari! Mi piace osservare i piccoli particolari.

E’ solo un gioco. 10 minuti, non di più.
Giusto una pausa, una distrazione. Poi alla fine non rimane niente.
Al più, forse, la sensazione di un dejavù. Un’amica di un amico, chissà di chi. Qualcuno di già visto per strada? Boh.

Ma niente più. Niente di che. Niente davvero.

Poi l’altro giorno, l’occhio cade nel riquadro del “potresti conoscere”. Quel riquadro in cui il destino ti propone 10 volti estratti a caso da un calderone senza fondo di volti ignoti.
Da dentro una di queste caselline non più grandi di 30pixel per 30pixel, una figura femminile attira la mia attenzione.
Sia mai la persona che cambierà la mia vita. Non che ne avverta l’esigenza, di cambiare la mia vita per l’appunto, ma per fugare il dubbio clicco ed entro.

Oggi è il terzo giorno che riguardo le foto del suo profilo. Non mi era mai capitato di tornare due volte su una “sconosciuta”.
Si chiama Gabry… Gabriella. Ho imparato anche il suo cognome, così posso andare nel modulo di ricerca e posso ritrovarla. Posso guardare ancora le sue foto senza dover aspettare che il destino me la riproponga ancora una volta tra "quelli" che “potrei conoscere”.

In una di queste foto, Gabry non guarda l’obbiettivo. E’ la mia preferita. Ho un debole per gli scatti che non sono pose, ma “momenti”. In quest’altra porta il cane a passeggio, un bel cane. E in quest’altra ancora, abbraccia il suo ragazzo.

Adesso chiunque al posto mio le chiederebbe l’amicizia. Antonio l’avrebbe fatto sicuramente, ad esempio. Lo so, perché è già capitata una situazione simile a lui. Probabilmente, lo avrebbe fatto con l’altro account, quello in cui ha digitato la città al posto del cognome. L’account segreto, insomma… l’account che la ragazza di Antonio ignora che esista.

A voler essere generosi, si può dire che il ragazzo di Gabriella non è un granché a livello fisico. Non spicca.
Le scrive delle citazioni in inglese attraverso i commenti. Forse sono testi di canzoni. Non le conosco. Lei risponde alle citazioni. E' lusingata.
Gli amici cliccano sul tasto like nelle foto in cui sono ritratti insieme.
Un bel quadretto.

Chiudo il profilo di Gabriella.
Torno alle mie attività, la mia pausa è finita.

sabato

Sceglierei il muretto di un lungomare

Non ho mai scritto una frase su un muro.
Anzi ora che ci penso… sì è successo. Alle elementari. Misi un pennarello in tasca e alzai la mano per chiedere di andare in bagno.
Chiusi la porta del WC e disegnai un graffio.
Un cuore.
Deforme. Saper disegnare è una dote che non mi è mai appartenuta.
Un cuore deforme, con dentro il nome di una compagna di classe. La più ambita. Quel nome lo ricordo benissimo ancora oggi. Biondina, con gli occhi verdi. Mai più rivista.

Una dichiarazione d’amore in pieno stile, insomma.
Avevamo 7 o 8 anni.
Gli altri scrivevano “Abbasso Juve” con la W rovesciata. Io scrivevo un nome di donna.

Non ho più lasciato nessun segno in alcun muro.
Lo trovo un gesto “sporco”, invadente, incivile.
Anche “Violento”, se vogliamo.
Senza dubbio vigliacco.

Eppure.
Eppure se dovessi farlo, sono certo che non scriverei di politica, di globalizzazione, di calcio.

Sceglierei il muretto di un lungomare. Uno qualsiasi.
Ci scriverei un estratto di un testo di una canzone. Qualcosa che aggiunga poesia ad un panorama di suo già poetico.

Questa ad esempio.
Suona bene. Suona così.
Ognuno ha il suo piccolo razzo lanciato nel blu dello spazio, con dentro frammenti di sé”.