venerdì

Dormite pure voi

E’ notte. Dormite pure voi, nei vostri sogni di fiaba, io resto sveglio.

Mi sento malinconico. Mi sento nostalgico.
Nostalgico come “no surprise” dei Radiohead sa essere.
Come “daysleeper” dei REM.
“In my place” dei Coldplay.

Dicono che la malinconia sia la felicità e la libertà di sentirsi tristi.
Già e allora dormite pure voi, io resto sveglio.

E’ tardi. Passano poche macchine giù in strada. Deve essere bagnata. Sento il rumore dei pneumatici sull’acqua.

Metto il plaid sulle spalle. Ho freddo.
Dormite pure voi,
Io resto sveglio.

domenica

Non fa una piega

- Sabri, tu ad esempio, come fai a sapere che quello con cui hai un appuntamento stasera non può che essere solamente “uno di passaggio” ?

- E’ la terza volta stasera che lo vedrò. Alla seconda avevo già capito che non vorrei svegliarmi la domenica mattina accanto a lui.

- Non fa una piega Sabri, non fa una piega.

lunedì

Di nuovo inverno

Di nuovo freddo,
di nuovo pioggia,
di nuovo buio.

Alzo il bavero del giubbotto fino al mento e tiro su il cappuccio per non bagnare i capelli.
Le mani in tasca sfuggono al gelo.
Come dentro uno scafandro, rientro in casa.

Non si incrocia più nessuno per strada.
Non passeggiano più, per il viale, le coppiette spensierate delle fresche serate estive. Spariti sedie e tavolini da aperitivo fuori dai locali. Le porte adesso sono chiuse e sono tutti dentro. Li vedo da fuori schiamazzare. Li vedo, ma non li sento.
C’è silenzio qui fuori.

Furtive e scure presenze s’aggirano. Come gatti voltano gli angoli e si perdono. Sono pochi e rari viandanti isolati; a passo spedito, sfuggono anche agli occhi e non li vedi più.

Scafandri, come il mio, anche per loro.
Scafandri che non lasciano disperdere niente di quel calore che un corpo possa produrre.
Scafandri che non lasciano trasparire le “storie”.
Tutto rimane dentro.
I pensieri rimangono dentro.
Le angosce, le speranze, i turbamenti.
I nomi, i volti e un’abbronzatura per fingere chi non sei.

Sono finiti i giochi. Hai le scarpe bagnate, il naso ghiacciato e desideri calore.
Umano, calore umano!

Dentro lo scafandro, coperto ma non nascosto, senza più fingere, sei in pace con te stesso.

Di nuovo freddo,
di nuovo pioggia,
di nuovo buio.

Di nuovo inverno.

Come ho fatto a non pensarci prima?

L'estetista! Come ho fatto a non pensarci prima?

Il fatto è che da dentro il mio abitacolo... quel coso.. si insomma il SUV... mi sembra grande e prepotente.
Quello sfarzo: un insulto al mio netto in busta paga.

Ingabbiato dentro un senso di iniqua inferiorità, vedo arroganza in volto alla signora botulinata che sta alla guida. Mi sfreccia davanti senza neanche degnarmi di uno sguardo.

Dovrei solo fare lo sforzo di uscire dal mio abitacolo ed entrare in quell’altro, dall'altro lato dell'incrocio.
In quell'abitacolo di pelle e radica, una donna è già in ritardo con l'appuntamento dall' estetista.
Guida distratta. Stamane è arrivato un sms al cellulare del marito, proprio mentre lui era in doccia. L'ha letto e non avrebbe dovuto. Diceva: “Il letto profuma ancora di te. Grazie delle rose. Ti aspetto anche stasera, fuori dal tuo studio.

Guida distratta. Non sa decidere se è il caso piangere o scagliarsi contro il suo televisore al plasma: 42 pollici di frantumi sul pavimento del salotto.
Guida distratta. Non dà la precedenza. Non mi ha neanche visto.

Deve essere andata così.
Più o meno.