venerdì

Le sorrido

Tornare a casa dei genitori, anche solo qualche giorno, vuol dire tornare indietro nel tempo di qualche anno. Anche più di 10 anni, alle volte.

E faccio un sorriso allora, se mi sveglio tardi la mattina e mia madre mi ricorda che mi ha sentito sveglio, al computer, fino alle 2 di notte.
Me lo dice con quello stesso tono d’ammonizione con cui me lo diceva tanti anni fa, quando il letto da cui mi sono alzato oggi era il mio letto e uscivo di corsa per prendere l'autobus, per andare a scuola.
- "Ciao Mamma, vado a scuolaaa!"
- "Copriti beneeee, fa freddoooo!"

Mi ha fatto il caffellatte. E' già pronto, caldo, sulla tavola.
Le sorrido. Non capisce perché, mia mamma, che si riprende il suo ruolo di mamma. Perché essere mamma non cambia nel tempo. Neanche dopo dieci anni, o venti o persino trenta.

lunedì

Monitor “partenze"

Il monitor “partenze” lo dava al gate 11.
Destinazione: John Fitzegerald Kennedy Airport.
New York (la grande mela).
Imbarco immediato.

Le porte scorrevoli si aprono e do una sbirciatina. Il finger si restringe e alla fine curva leggermente. I passeggeri svoltano e poi scompaiono.
Non posso vederlo, ma alla fine del finger si sa cosa c’è.
L’abete del Rockfeller Center, la pista di pattinaggio in Central Park, lo skyliner di Manhattan, i musical di broadway, santa claus ai Macy’s, “Have yourself a merry little Christmas” di Frank Sinatra, “Santa Claus is coming to town” di Bing Crosby.
E la neve.

Prima o poi.
Prima o poi…

Ho imboccato il gate 3. Il mio.
Alla fine del finger ho trovato “I’ll be home for Christmas” cantata da Tony Bennett.
Superlativa! Davvero eccezionale.


venerdì

La gente vuole natale con la neve

Ed è arrivato il freddo, quello atteso.
Che ti fa uscire 10 minuti prima, la mattina, per raschiare la brina ghiacchiata sul parabrezza.
Ma in fondo, “la gente vuole natale con la neve”.

La valigia è pronta.
E’ ai piedi del letto.
L’ho appena pesata sulla pesapersone che in realtà ho comprato diverso tempo fa proprio come pesavaligie. Ci siamo: “under 20”.

Domani ultimo giorno di lavoro,
poi è davvero Natale.

martedì

I mari che volgono ad Est

Ho visto i mari che volgono ad Est.
All'alba, punti lo sguardo sull’orizzonte,
e intravedi già come sarà il tuo domani.

venerdì

Hai scritto la letterina a Babbo Natale?

Ho incontrato il matto, oggi, sotto casa.
Mi ha fermato.
Ha poggiato una mano sul mio braccio. Lo lascio fare, ho imparato che è innocuo.
Si è avvicinato all’orecchio e mi ha chiesto “Hai scritto la letterina a Babbo Natale?
Ho mollato la presa e mi sono messo a ridere.
Gli manderò un’email” gli ho risposto.
Cosa gli manderai?” urlava mentre mi allontanavo.
Un’emaiiiil… le legge le email no?”

giovedì

Cose da una volta

Cose da una volta. Una volta sola. Una e basta.

Il primo anno di università (ci vuole troppa incoscienza).
L'ottavo anno di università (troppa pazienza).
Un anno e mezzo senza amici (neanche uno).
Un capodanno a casa di “amici di altri” (tutti rigorosamente a coppie).
Una lettera per convincerla a tornare (non è tornata, per fortuna).
Un viaggio in treno durato tutta la notte (con febbre a 39).
Il blue tornado (a Gardaland).
Nuotare nel proprio vomito (fiumi di vodka alla festa di carnevale)
In prima linea, in attesa dell'apertura dei cancelli per il concerto, dalle ore 14 (il 16 agosto).
Charles Bukowski (un paraculo sopravvalutato).
Nanni Moretti (un radical chic insopportabile).
La sveglia delle sei (sei e quindici).
Andare a letto presto per far durare meno una giornata (giorni buttati nel cesso).
Cucinare la salsa di pomodoro senza coperchio (la pittura astratta non è poi un granché in cucina).

E poi altre.
E altre ancora che devo ancora fare: una volta, una sola.

lunedì

Nell'oscurità di una galleria

5 Dicembre.
E' tempo di Tchaikovsky.
E' tempo dei valzer dai sapori natalizi de lo schiaccianoci.
Ascolto l'apoteosi finale con gli auricolari e viene solo voglia di trovarsi nell'oscurità di una galleria di teatro per sentire vibrare il torace, nel finale, sotto ai colpi pomposi dei piatti e dei tromboni.