venerdì

Ti offro un drink!

Ho incontrato Giuseppe all’aeroporto. Così per caso.
Non ci vedevamo da almeno 15 anni. Come si dice.. strade diverse, giusto?
Io al mio primo giorno di ferie, lui invece rientrava a casa. Non era solo. Mi ha presentato la sua famiglia: Mamma Chiara e due gemellini, deve avermi detto i loro nomi. Saltavano sul tapin roulant dei bagagli, le piccole canaglie.

Lì per lì non sapevo che dire.
La mia età forse qualche mese meno, giocavamo a calcio sotto casa: "Caspita Giuseppe… una moglie e due bambini".
Un po’ tarchiatello rispetto a come lo ricordavo, con qualche capello in meno, ma tutto sommato in forma. Un’espressione felice, serena.
Non so se l’avessi riconosciuto, è venuto lui da me. Io aspettavo il mio bagaglio e mandavo messaggini.
Non devo esser troppo cambiato rispetto a 15 anni fa. Io.

E tu? - mi ha chiesto – Cosa fai nella vita?

Ecco.
Cosa faccio nella vita?
Vado agli aperitivi! Sì è così, vado agli aperitivi.
Bevo aperol spritz con tanto ghiaccio e una fetta d’arancia. Ma non la mangio la fetta d’arancia. E sì che li vedo, io, tanti di quelli che dopo l’ultimo sorso addentano la polpa fino alla scorza. Una volta ho persino visto uno che, la scorza, l’ha mandata giù tutta intera.
Io la fetta d’arancia la pesto. Piano piano, con la cannuccia e con i cubetti di ghiaccio tutto intorno. E’ un lavoro lento, di precisione, quasi compulsivo, che mi rilassa alla fine di una giornata di lavoro.
E poi bevo il succo di arancia rimasto, e l’acqua fredda che si sciolta dal ghiaccio. E di nuovo pesto la fetta.
E Mangio. La pasta da aperitivo che servono agli aperitivi. E’ scotta e condita malissimo, hai presente? Io ci ceno.
Bevo, pesto l’arancia, poi bevo di nuovo, poi mangio e poi parlo.
Se ci vado con gli amici parlo di donne e se ci vado con una donna parlo degli amici. E’ un fatto curioso.
E quando non ho voglia di parlare, ascolto quello che loro dicono e allargo le braccia sullo schienale del divanetto, mi metto più comodo e mi guardo intorno. E vedo camice, belle camice, e tacchi, bei tacchi e altra gente che gioca con le cannucce, nere, come la mia.
Ma di tipi come te Giuseppe non se ne vedono.

E forse adesso, che ci ripenso così all’aeroporto mentre aspetto un bagaglio che non arriva mai, neanche io vorrei vedermi lì, ancora per troppo tempo, a cenare con la pasta da aperitivo, scotta e condita malissimo. Ho quasi voglia di minestrone. Quello cotto a fuoco lento per 50 minuti. Ho voglia di averceli 50 minuti. Voglia di provare a chiedere “allora bimbi, che avete fatto oggi a scuola?”.

Cosa faccio nella vita, Giuseppe?

Mi sono laureato” – ho risposto – “Mi sono laureato e adesso faccio carriera nell’azienda in cui lavoro. Vienimi a trovare se passi dalle mie parti, ti offro un drink! ti lascio il mio numero di cellulare”.

domenica

La risposta potrebbe non essere quella che avevi previsto

Glielo ho detto – “Il rischio che corri quando mi fai una domanda è di ricevere una risposta. E come adesso, la risposta potrebbe non essere quella che avevi previsto”.
“Ti ho solo chiesto se ti manco, cazzo “ - ha esclamato indispettita.