domenica

ho bisogno di andare giù a prendere una boccata d’aria

Non bisogna affannarsi, ed è sbagliato, subito prima, aumentare progressivamente la frequenza dei respiri.
I medici la chiamano iperventilazione, ed è pericolosa perché mentre sei giù, nei fondali, puoi incorrere in ipossia. In pratica, pensi di stare bene, di avere ancora molto tempo, molta aria, e invece semplicemente, iperventalando, hai messo fuori uso i ricettori che ti ricordano di non avere le branchie ma due polmoni.

Pertanto, mi preparo galleggiando immobile in superficie. Sciolgo col pensiero tutti i muscoli, sgombro la mente e mi concentro su una respirazione profonda, bassa, di ventre, “diaframmatica”.
Guardo il nulla da dentro la maschera che comprime forte sul viso.
Sento il ritmo cardiaco abbassarsi.

E’ il momento.

Cercando di minimizzare lo sforzo, butto giù la testa, inarco il torace e spingo in fuori il bacino.
Ha inizio la discesa.

Irrigidisco le gambe e tengo la nuca quanto più in asse con il corpo. E’ necessario assumere la forma più idrodinamica che il nostro corpo possa offrire.
Vedo le bollicine trattenute dal costume liberarsi e ritornare su. In realtà, io, capovolto, le vedo andare giù. Il mondo mi appare al rovescio.

Le mie orecchie sentono solo la forza irrompente della pressione che aumenta. Mi concentro per compensare.
Rallento la discesa e poi mi fermo, va bene qui.
C’è silenzio.
Il sole penetra sotto forma di un mazzo di raggi di sole. Una raggiera gialla che si muove, sinuosa, in un profondo blu.

Vedo due stelle marine su uno scoglio.
Coloratissimi pesci di piccolo taglio si nascondono tra la vegetazione.

Mi muovo lentamente.
Anche se sono circondato da sola acqua, il mio corpo continua a respirare. I tessuti consumano la riserva di ossigeno dentro i miei polmoni. Per farla durare più a lungo, devo coinvolgere i muscoli strettamente necessari per raggiungere quel branco di pesci, più là, un po’ sopra la mia testa.

Mi devo muovere come loro. Devo pensare come loro.
Per un lunghissimo minuto devo vivere da pesce.
Dopotutto dicono che discendiamo da organismi acquatici. Si spiegherebbe così il riflesso di immersione, quello che permette ai neonati di non affogare se li immergesse in acqua.

Siamo nati qui sotto.
In un brodino primordiale, milioni di anni fa, “tutto” ha avuto inizio.
Però adesso faccio fatica adesso a pensare a qualcosa più grande di me. Sto finendo l’aria.

Ho ancora qualche attimo. Mi capovolgo, nuoto con la pancia verso la superficie. Guardo il cielo blu, da qui sotto appare bianco.
I pesci del branco non hanno più paura di me. Pochi secondi sono bastati per farmi accettare nel loro gruppo, nonostante le mie dimensioni, la mia forma, le mie fattezze, la mia goffaggine.

Qua giù, respiro pace.
Il bello e il brutto stanno lassù. Fuori.
Questo posto è estraneo a tutto. Un’isola felice senza tempo.
Puoi venirci, di tanto in tanto. Non importa chi sei e cosa fai, è aperto a tutti.
Ma solo per uno o due minuti se sei bravo. Per qualcuno di più, per altri anche meno.
Ti sembreranno sempre pochi, vorresti una pausa più lunga.
Vorresti pensarci ancora un po’, vorresti risucchiare le bolle d’aria per rimandare ancora la risalita.
Prima di venirci, vorresti lasciare un post-it sul frigorifero con scritto “Ci vediamo dopo pranzo, ho bisogno di andare giù a prendere una boccata d’aria”.

Chi qui non c’è mai stato, probabilmente, non può capire.
Anzi, a qualcuno fa anche paura andare là dove il piede non può arrivare a “sentire”. Sarà paura di scoprire un posto così bello da non riuscire a lasciare, non appena ci si è accomodati.

Adesso, però, è arrivato davvero il momento di ritornare in me.
Non si può rimandare ancora.
Non posso trattenermi.

Istintivamente indirizzo gli occhi in alto e faccio a gara con le bollicine.
Metto la testa fuori e mi riapproprio velocemente della mia natura.
Respiro. Sorrido.
C'è sempre un viso amico ad aspettarmi, a vigilare per me durante l’assenza.

Fuori nulla è cambiato. Tutto è rimasto uguale, come prima.
Ho solo rubato un po’ di ossigeno e l’ho trasformato in una sensazione di pace che adesso mi pervade dentro.

Recupero ancora qualche secondo e poi ritorno giù.

6 commenti:

  1. Io non riesco a stare molto tempo sotto, ma per quel poco che riesco, devo dire che si prova una sensazione bellissima, come di beatitudine!

    "Un’isola felice senza tempo": l'esatta definizione!

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  2. Io con il tempo mi sono allontanata dall'acqua di mare, forse perchè le lenti a contatto mi impediscono di aprire gli occhi sott'acqua.

    Un abbraccio

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  3. trattenere il respiro, moltitudine di ali colorate che senza chiederti perché sei li ti accolgono silenziosamente..i colori..e quella sensazione di pace assoluta...

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  4. questo andar giu in modo controllato concide con la vita.
    affogare è altra cosa! ;)
    a presto!

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  5. Capisco di cosa parli. Che bellezza, bravo!!! :)

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  6. Il tuo nickname mi ha subito colpito...e ho pensato immediatamente a Baricco.
    Leggendo i tuoi libri preferiti, forse la mia intuizione era giusta.
    Grazie di essere passato e tornerò...è bello qui!

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