giovedì

Fame di spirito

Mi era di strada un giardino pubblico, oggi, nella pausa pranzo.
Di corsa come sempre perché quei 60 minuti sono così veloci, non sono il solo a pensarlo, che sfuggono ad ogni legge di relatività spazio-temporale.
Mentre aggredisco a passo svelto la strada, noto un omaccione di colore di lato sull'erba, all'ombra di un albero.
Sta facendo qualcosa, nella fretta inizialmente non capisco. I suoi movimenti sono lenti, ma ogni mossa sembra studiata e sperimentata più volte, per un fine che probabilmente si è già ripetuto altre volte.
Si guarda intorno, ma non ha un fare sospetto. Sembra piuttosto che cerchi qualcosa. Con le mani dispiega un fazzoletto di stoffa. No è un foulard, no... ah ecco... è un tappettino.
Lo posa per terra.
Rallento il mio passo.
Con l'agilità di brontosauro - quello dal collo lunghissimo - si piega in avanti e senza aiutarsi con le mani, si adagia sulle ginocchia e si siede suoi talloni.
Tira i lembi del tappeto per far sparire le pieghe e rivolto - suppongo - verso La Mecca ha inizio il rituale di preghiera .
L'uomo è concentrato e i suoi movimenti mimano qualcosa di negativo che viene espulso e il richiamo di un'essenza positiva, invisibile e al contempo potente.

Riprendo il mio passo, non voglio interferire, non voglio bucare la sfera di sacralità che si è formata intorno a lui.
Ma ho perso il mio ritmo forsennato. Guardo furtivamente indietro ogni tanto.
Rifletto.
E' difficile da comprendere tutto questo.
I nostri costumi occidentali si discostano da questo modo di vivere.
Forse ciò vale meno per la signora Pinella, ottuagenaria vicina di casa dei Miei, vedova da quasi 30anni e irriducibile sostenitrice del rosario.
Eppure anche per la Pinella, sono certo, è comunque un "fatto" diverso. Il suo trittico di Ave Maria e Padre nostro, è un esercizio meccanico e di memoria che andrebbe a rotoli se non tenesse il conto con la coroncina alle mani.

Nella preghiera che ho visto oggi, c'è molto di più di un "automatismo". C'è raccoglimento, meditazione,  purificazione.

Ho cercato di captare l'onda di quei pensieri, dicono che si possa entrare in contatto se ci si concentra.
Devo essere entrato a "discorsi iniziati".
Ho visto un quadretto familiare: una moglie e dei bambini.
Ho sentito un crescente senso di pace provenire da quel pregare.
Ho captato persino un ringraziamento all'albero che gentilmente ha offerto la sua ombra.

Ho finito il mio panino da quattro euro al terzo dei ventinove scalini che portano al mio ufficio.
Ciò nonostante, ho avvertito ancora un latente senso di fame.
Era fame di spirito!

3 commenti:

  1. la fame che abbiamo tutti, o quasi, e che spesso tentiamo di placare con la ( finta ) fame di cibo e di cose inutili...

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  2. ringrazia il Dio alla quale credi per aver potuto assaporare un momento così. Sai quanti sono passati da li e non hanno manco notato, o peggio irriso, l'uomo che pregava?

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