domenica

C'è una boutique sul viale che porta in centro

C'è una boutique sul viale che porta in centro.
Se mi fermo sulla vetrina è perché ho voglia di ridere. Nei talloncini dei prezzi spesso ci leggo il mio stipendio.
Ha un non so ché di comico, pensare che dopo un mese di sveglie, di caffè, di maldischiena, di malditesta, di straordinari, di ramanzine del capo e di clienti a cui dare sempre ragione... ecco dopo un mese di tutto questo, potrei comprare uno di quei capi in vetrina. Giusto uno, uno solo.

Ieri dalla boutique è uscita una Signora. Una di quelle avanti con gli anni, ma non ancora di terza età.
Vestita di svariati miei stipendi considerando anche scarpe e accessori.
Un'altra donna l'accompagnava. Bassa, di carnagione scura, con tratti asiatici. Le uniche firme su di lei erano i marchi sulle borse degli acquisti che reggeva per la Signora al suo fianco.
La Signora parlava, parlava e parlava. Della nuora, credo che parlasse. E lei, la donna asiatica, annuiva fingendo interesse e senza mai aggiungere del suo a quanto detto.

Finché non li vedo non ci credo. I ricchi comprano quegli abiti in vetrina e quando escono i loro domestici reggono le borse per loro. Probabilmente i domestici a casa tagliano pure le etichette, sistemano i nuovi acquisti in armadio e smaltiscono le buste. Lo penso perché è una cosa che odio fare e per questo in fondo quei ricchi un po' li invidio fino a non farmene una ragione.

Il signor Brunetti del mio condominio, invece, sono sicuro che lui una ragione se la sia fatta da tempo.
Il signor Brunetti è un operaio metalmeccanico. Fa le saldature. D'estate, sotto il sole con una tuta blu e una maschera nera, quando noi tutti collasseremmo di caldo, lui è capace di far nascere un impianto industriale là dove c'erano erbacce e sterco.
Ha tre giovanotti che stanno venendo su forti, svegli e spigliati. Giocano a calcio in cortile.
La domenica mattina saltano tutti sulla multipla malandata e rientrano a sera. La gita fuori porta è il massimo della vacanza che ci si può permettere.
Si lamenta, il Signor Brunetti, che tutto aumenta e ce la fa a fatica per 5 persone.
Settembre è un incubo poi. Riaprono le scuole e bisogna comprare libri e cancelleria per tutti e tre.
Ma pare appagato il signor Brunetti. Ce l'ha con i politici ok, tutti ladri dice "non se ne salva uno", ma non ne fa una questione di classe.
C'è chi nasce operaio e compra al discount, c'è chi nasce di famiglia buona e compra in boutique.
Da quanto esiste questo mondo va in questo modo e sta bene così, per buona pace di tutti.
Puoi nascere ricco, puoi nascere operaio, o puoi nascere in Africa e pregare di non morire di malaria e fame.

Sarà.
Ma adesso io guardo la Signora "per bene" uscire dalla boutique con la domestica a fianco e per ora a me tutto questo mi sembra tanto ingiusto quanto iniquo.
Non so che lavoro faccia la Signora. Qualunque esso sia, non credo che ne abbia più diritto di me.
O del signor Brunetti, del mio condominio.

3 commenti:

  1. Mah , io non credo nemmeno che l'etichetta sul vestito la renda felice,sai?
    ...se poi la spesa la va a fare con una dipendente e non con una amica, poi....

    e il signor Brunetti, con i suoi figli sarà soddisfatto lo stesso, credo ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una famiglia unita dà sempre soddisfazioni, ma quell'ansia di non riuscire ad arrivare a fine mese e la consapevolezza di non poter mandare tutti e 3 all'università, quanta di quella soddisfazione logora?
      "Chi nasce operaio, genera operai. E' una condanna" che forse neanche le "ragioni" e la rassegnazione del signor Brunetti riescono ad accettare.

      Elimina
  2. Magari uno dei tre, neanche la vuole fare l'università

    RispondiElimina