giovedì

Migliori in un qualcosa, che sia uno, e uno per tutti

Ci han detto che domani è il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
E se non ce l’avessero detto, probabilmente, neanche l’avremmo saputo.
In fondo, viviamo tutti i giorni come se quest’Italia, proprio questa, esistesse da sempre o non esistesse da mai. Perché è lì, con la sua copiosa sagoma, sin dai tempi degli etruschi, dei greci, dei romani, e di Dante, di Leonardo, di Galileo e di Mazzini e la Giovine Italia.
E uniti o no, da lì noi veniamo. Poco importa che fossero imperi, comuni, regni e persino granducati.

Ciò nonostante, non credo che non ci sia niente da festeggiare.
Io credo, invece, che ogni occasione sia buona, se può farci sentire più forti, se può farci sentire migliori.

Migliori in un verde.
Migliori in un bianco.
E ovviamente, migliori in un rosso.

Migliori in un qualcosa, che sia uno, e uno per tutti.
Un inno.
Un eroe.
Un discorso. Non uno qualunque. Uno di quelli che fanno storia.

Il discorso del Calamandrei, ad esempio. Il discorso del Calamandrei è uno di quelli che resta.
Entra nella mente e arriva fino al cuore. E te lo porti dentro, da italiano, ovunque tu vada, dovunque tu fugga.
Oggi è l'occasione buona per rileggerselo.

"[...] In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, tutte le nostre sciagure, le nostre glorie.
Sono tutti sfociati qui in questi articoli e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane…
E quando io leggo nell’art. 2 “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”;
o quando leggo nell’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle altre patrie…ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art. 8: “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’art. 5: “la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo!;
o quando nell’art. 53 io leggo a proposito delle forze armate: “l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, esercito di popolo; ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art. 27: “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria!
Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…
Ma ci sono anche umili voci, voci recenti!
Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta.
Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. "

Buon Compleanno Italia!

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